COMUNICATO STAMPA AIDDA: Sanità, Aidda: “Il Payback rischia di portare al fallimento molte imprenditrici” 10 gennaio 2023

CS AIDDA 10 gen 2023.jpg

COMUNICATO STAMPA AIDDA 10 gennaio 2023

Sanità, Aidda: “Il Payback rischia di portare al fallimento molte imprenditrici”  

La Presidente Giachetti in occasione della manifestazione di oggi a Roma: “Servono interventi, quasi a tasso zero, per supportare finanziariamente le aziende nonché una norma che sterilizzi la perdita rappresentata dai costi liquidati dalle aziende sanitarie”

PN AIDDA Antonella Giachetti.jpg

Antonella Giachetti

Presidente Nazionale AIDDA

CS AIDDA 10 gen 2023.jpg 

Roma, 10 gennaio 2023 - “Il Payback rischia di portare al fallimento molte imprenditrici”. L’allarme è stato lanciato dalla presidente di Aidda, l’Associazione Imprenditrici e Donne dirigenti d’azienda, Antonella Giachetti in occasione della manifestazione di oggi a Roma che ha visto scendere in piazza i rappresentanti delle 4000 aziende e dei 110 mila lavoratori che forniscono dispositivi medici a ospedali e Asl.

“Non si può mettere a serio rischio un settore che eroga salute e lasciar pagare ai cittadini le spese sanitarie di tasca propria, rinunciando all’innovazione tecnologica - sottolinea Giachetti - Se le imprese chiudessero si potrebbero non riuscire a garantire le forniture di prodotti, anche salvavita, agli ospedali; la qualità delle tecnologie mediche rischierebbe di abbassarsi; i medici si troverebbero costretti a lavorare senza avere tecnologie all’avanguardia; la crisi del settore avrebbe poi impatti economici e sociali di straordinaria rilevanza per le migliaia di lavoratori coinvolti nelle varie aziende del settore. Conseguenze gravi anche per molti cittadini che, senza risorse destinate alla sanità e senza imprese che la riforniscono, non avranno accesso alle cure con un impoverimento dell’offerta e della qualità dei servizi sanitari erogati”. 

“Ai 100 ricorsi presentati dalle aziende dei dispositivi medici al Tar si sono aggiunti numerosi ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica sull’attuazione del Payback in riferimento all’articolo 18 del Decreto Legge Aiuti bis e al decreto del Ministero della Salute che detta linee guida di attuazione del Payback.

E proprio in questi giorni sono arrivate le lettere delle Asl con richiesta di pagamento per il periodo 2015-2018 da evadere entro 30 giorni -ricorda Giachetti - Con i ricorsi viene contestata l’illegittimità dei provvedimenti impugnati per l’incostituzionalità della normativa primaria di legge, la non conformità con il diritto europeo e la violazione di norme di legge preesistenti. Molte aziende si trovano in difficoltà anche perchè fino ad oggi c’è stata una oggettiva difficoltà di determinare l’eventuale quantum da restituire alle Asl, visto che, comunque, non avevano ricevuto alcuna informazione sulla maturazione delle somme dovute”.

“Ma allora come si può fare? – domanda la presidente di Aidda - Servono interventi creditizi, quasi a tasso zero, per supportare finanziariamente le aziende relativamente a questi pagamenti straordinari nonché una norma che sterilizzi la perdita rappresentata dai costi liquidati oggi dalle aziende sanitarie in riferimento a tutti questi anni (oneri con alta probabilità, mai accantonati in bilancio in mancanza delle necessarie informazioni) prevedendo, come già stato accaduto per gli anni 2020 e 2021 a causa del Covid e per il 2022 a causa della guerra in Ucraina dal decreto Milleproroghe, una sospensione dell’applicazione degli articoli del codice civile 2446 e 2447, 2482-bis e 2482-ter rendendo non operativa la causa di scioglimento della società per riduzione o perdita del capitale sociale. Questo per non far collassare il sistema sanitario e per non far fallire le imprese, guadagnando tempo per trovare una soluzione alla norma stessa”.

CS AIDDA 10 gen 2023 Sanita AIDDA Il Payback rischia di portare al fallimento molte imprenditrici

PRESS: https://www.aidda.org/press/comunicati-stampa-aidda-gennaio-2023

LIBERO cita AIDDA.jpg
 

Libero Quotidiano

SLITTA A FINE APRILE IL PRELIEVO SUI FORNITORI DEL SERVIZIO SANITARIO

Il payback sanitario, con i fornitori di Asl e ospedali chiamati a ripianare gli sforamenti delle Regioni, slitta da 15 gennaio alla fine di aprile. Lo ha deciso ieri il governo. Ma le imprese del comparto non sono soddisfatte. Dal termometro allo stent coronarico, dal cerotto al laser. Negli ospedali italiani «potrebbero venire a mancare alcuni di questi dispositivi medici che sono anche salvavita». È lo scenario che secondo le associazioni dei produttori dei dispositivi medici potrebbe verificarci a breve in Italia «se non ci sarà l'abolizione del payback sanitario, un meccanismo che per decreto vuol far pagare alle aziende italiane gli sprechi e gli errori delle Regioni incapaci di fare i conti e programmare la loro sanità».

Questo il grido di allarme del settore, risuonato ieri in piazza Santi. Apostoli, a Roma, dove le associazioni che rappresentano le aziende che producono i dispositivi medici si sono date appuntamento per protestare contro il payback, la restituzione di una parte dei soldi che le Regioni hanno speso per i dispositivi, in scadenza tra pochi giorni. SOLDI DA ACCANTONARE A spiegare le motivazioni della protesta è Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria dispositivi medici (Cdm), anche lui in piazza: «Ad oggi essendo il payback una legge dello Stato, tutte le aziende per chiudere i bilanci dovranno accantonare comunque nei loro bilanci le somme per il payback. Quindi la proroga va fatta per chiudere i bilanci in tempo. Le regioni - aggiunge - con le loro centrali di acquisto bandiscono le gare, la somma delle basi d'asta che rappresentano già di per se un meccanismo di salvaguardia per evitare di eccedere nella spesa deve essere il budget regionale. Se questo è inferiore alle gare bandite toccherà alle regioni trovare le risorse per fornire la salute ai cittadini. Non si può mettere le mani nelle tasche delle aziende per chiedere quello che le regioni spendono e che non vogliono pagare. È una cosa illogica e neanche in Sudamerica accadrebbe». «Se le imprese chiudessero», sottolinea Antonella Giachetti, presidente di Aidda, l'Associazione imprenditrici e donne dirigenti d'azienda, «si potrebbe non riuscire a garantire le forniture di prodotti, anche salvavita, agli ospedali. La crisi del settore avrebbe poi impatti economici e sociali di straordinaria rilevanza per le migliaia di lavoratori coinvolti nelle varie aziende del settore. Conseguenze gravi anche per molti cittadini che- conclude - senza risorse destinate alla sanità e senza imprese che la riforniscono». LEGGE DEL 2015 Il payback sanitario è stato istituito dal governo Renzi, nel 2015 e applicato da Draghi. E prevede che i fornitori di Asl e ospedali possano essere chiamati a ripianare fino al 50% dello sforamento sul budget preventivato di ciascuna regione cui fanno capo le strutture sanitarie. Questa sorta di rimborso ammonta complessivamente, per gli anni dal 2015 al 2018, a 2 miliardi e 200 milioni di euro. Teoricamente questa cifra dovrebbe essere spalmata sulle 4.500 aziende del settore. Tra le regioni che hanno speso meno del dovuto nel periodo ci sono solo Lombardia, Lazio e Campania. Per tutte le altre scatta la richiesta di rimborso che è del 40% dello sforamento nel 2015, del 45% nel 2016 e del 50% a partire dal 2017 in poi.«Lo slittamento del termine sia il primo passo per trovare una soluzione definitiva e salvare le imprese dagli effetti devastanti di una norma iniqua», ha affermato Ugo Cappellacci di Forza Italia, presidente della Commissione Affari Sociali della Camera. © RIPRODUZIONE RISERVATA. 

Segreteria nazionale, 10 gennaio 2023