“È tempo di una nuova alleanza tra scuola, università e imprese per accompagnare le giovani generazioni verso un futuro del lavoro che non si limiti a produrre ricchezza, ma anche a favorire la realizzazione dei talenti”.
A dirlo è stata Antonella Giachetti, presidente nazionale di Aidda – Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d’Azienda, durante il convegno “Il lavoro che verrà: scuole, università e imprese”, organizzato dalla Pontificia Università della Santa Croce con il patrocinio del Ministero dell’Università e della Ricerca.
“Parlare del lavoro che verrà – ha spiegato Giachetti – significa affrontare sfide che coinvolgono non solo una trasformazione profonda delle imprese e di tutto il sistema, ma la stessa idea di persona. La vera sfida è costruire un futuro sostenibile che tenga insieme dimensione economica, sociale e ambientale, e in questo le donne possono dare un contributo decisivo”.
“I valori femminili della cura, della collaborazione e dell’inclusione sono fondamentali per dare nuova linfa all’impresa e alla stessa idea di lavoro, soprattutto in un tempo di rivoluzione tecnologica che non è neutra ma può plasmare l’immaginario, le preferenze e molto altro. Molte aziende di associate di Aidda hanno attuato un virtuoso impegno in attività di economia sociale e culturale, dando piccoli ma importanti esempi di come contribuire ad una evoluzione sostenibile del Pil”.
“È però necessario ripensare radicalmente la formazione: dobbiamo passare da una scuola delle competenze a una scuola dei talenti. Le competenze si acquisiscono – ha detto Giachetti – ma i talenti si educano. Sono le capacità non cognitive — empatia, creatività, giudizio critico, leadership — quelle che oggi fanno la differenza e che nessuna macchina potrà mai sostituire e che sono indispensabili per governare e dare un senso alle tecnologie”.
“Il lavoro non deve solo garantire un reddito, ma aiutare ciascuno a realizzarsi. È nel lavoro che l’essere umano incontra sé stesso – ha concluso la presidente di Aidda – e per questo occorre favorire un’economia che generi senso e non solo profitto. L’obiettivo non è produrre di più, ma costruire una società capace di far fiorire la persona”.



